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Il Subcomandante è morto, viva il Subcomandante
Dopo 20 anni cessa di esistere il Subcomandante Marcos. L’opinione di Marco V. Herrera
Amico Sostenitore L'Indro Club
Davide Barile
Lunedì 2 Giu 2014, 15:28
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Chiapas - Contadini - indigeni -Marco V. Herrera - Messico -Subcomandante Galeano -Subcomandante Marcos -
Amico L'Indro Club
Dopo più di vent’anni di lotta nello Stato meridionale del Chiapas, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) perde il suo personaggio guida. In un comunicato del 25 maggio, il Subcomandante Marcosha infatti annunciato che avrebbe «cessato di esistere» e che il comando della formazione sarebbe passata alSubcomandante Galeano, di cui ha infatti assunto a sua volta il nome proclamando dalla comunità di La Realidad «Il mio nome è Galeano, Subcomandante Galeano». Galeano, in realtà, non esiste – o, meglio, non esiste più: era infatti il nome assunto da José Luis Solís, maestro indigeno della ‘Escuelita Zapatista’ recentemente assassinato da affiliati del Partido Verde Ecologista de México (PVEM), Partido Acción Nacional (PAN) e Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos Histórica (CIOAC-H).
Nell’assumere la nuova identità, Marcos ha definito l’identità assunta per oltre vent’anni un «personaggio», affermando «senza esitare che si è trattato di una carnevalata [botarga]». Una ‘carnevalata’ la cui ispirazione, comunque, continua nell’adozione dell’identità di un compagno deceduto per «mano del capitalismo». Come affermò in un comunicato del 1994, Marcos è un nome multiplo, per cui «Marcos è un gay a San Francisco, un nero in Sudafrica, un asiatico in Europa, un chicano a San Ysidro, un anarchico in Spagna…»: si tratta, insomma, di una strategia basata sull’’annullamento della distinzione tra individuo e collettività’, con uno sguardo verso le minoranze svantaggiate. Minoranze che, in Messico, continuano a rimanere tali dopo vent’anni di lotta zapatista: come già segnalato su queste pagine, il Sud del Paese è ancora l’area meno prospera della Federazione, le comunità indigene rimangono tra le più povere della popolazione ed i contadini restano in attesa di un nuovo Patto Rurale che sembra lungi dall’essere raggiunto.
Si può quindi pensare che il cambio di guida tra le file dell’EZLN possa preludere ad un contestuale cambio di strategia, legato anche alle mutate condizioni del rapporto fra protesta e strategia comunicativa in Messico: si pensi, ad esempio, all’uso della rete da parte del movimento #Yosoy132. Per discutere delle prospettive di questo cambiamento epocale per le rivendicazioni sociali nel Paese abbiamo contattato Marco V. Herrera, Presidente del GrupoPublic e commentatore per l’edizione messicana di ‘Forbes’.
Dr. Herrera, in un recente articolo, lei ha affermato che, negli ultimi venti anni, in Messico è cambiato quasi tutto. Cos’è cambiato per l’EZLN?
Sfortunatamente non molto, la situazione in Chiapas continua ad essere molto simile a quando l’EZLN fece la propria prima apparizione pubblica. Ricordiamo che un anno dopo la sua comparsa ci furono scissioni nel movimento che diedero luogo a gruppi guerriglieri più radicali. Loro si sono mantenuti statici e la situazione politica e sociale della regione continua ad avere la stessa problematicità. Inoltre, tra le comunità della regione sono apparsi gruppi che, tra loro e l’EZLN, hanno dato luogo a scontri per il controllo della zona. Il Municipio di Chilón, in cui si trova Ocosingo, continua ad essere uno dei municipi più poveri del Paese.
Di conseguenza, quali fattori possono aver spinto il Subcomandante Marcos ad ‘eliminare il suo personaggio’?
L’unica cosa che è stata resa pubblica e di cui si è parlato con insistenza è una malattia, che lui stesso nega. D’altra parte, lui stesso nella sua dichiarazione parla anche di un cambio generazionale, e ciò che è curioso ed al tempo stesso confuso è che dà la morte al suo personaggio e ne crea uno nuovo, basato sulla figura di un suo compagno morto recentemente. Di sicuro, l’incidente della morte del suo compagno è stato il principale fattore per cercare di «creare un nuovo momento di attenzione per il movimento». Anche loro si muovono, in una maniera o in un’altra, in risposta ad alcuni movimenti del’Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR).
Il passaggio dal ‘personaggio’ del Subcomandante Marcos a quello del Subcomandante Galeano lascia presagire cambi di strategia per l’EZLN?
Sicuramente sì, tutto sembra essere conseguenza dello scontro con la CIOAC-H, tra le altre cose.
Come dicevamo, in vent’anni è cambiato molto in Messico. Ma i soggetti con cui si identifica lo zapatismo continuano ad essere gli stessi: indigeni, contadini e, in generale, il sud del Paese. Si tratta degli stessi che, in effetti, continuano ad essere i meno favoriti della società messicana. Perché, nonostante i cambiamenti citati, la loro situazione continua ad essere così sfavorevole?
È, ed è stato molto difficile e complesso per il Messico ed i Paesi dell’America Latina conciliare gli interessi delle comunità indigene ed il mondo moderno. Non dimentichiamo che questo scontro culturale ha dato adito ad una casta che da secoli mantiene certi dominî sulle zone, ossia i proprietari terrieri, che esercitano influenze sociali politiche ed economiche nelle zone indigene e sono parte fondamentale del problema e dell’impossibilità di sviluppo di queste zone. In molti casi è lì che si trovano i veri problemi e che anche, mantenendosi la presenza di temi religiosi, questi possono aggravare lo scenario.
Lei, col suo Gruppo, si occupa di strategie comunicative. Come giudica, dopo vent’anni, la strategia comunicativa dell’EZLN? Quali novità deve affrontare lo zapatismo per coniugare la situazione di ‘arretratezza’ dei gruppi che si propone di tutelare ed il rapido sviluppo delle tecnologie di informazione?
L’EZLN sta affrontando il grande dilemma delle reti sociali e del mondo digitale. Si tratta di media che gli possono dare maggior penetrazione nell’opinione pubblica, ma in una maniera o in un’altra ciò significa anche che potrebbero venire localizzati e monitorati più facilmente dalle autorità, rischiando di esporre la propria clandestinità. D’altra parte, oggi i giovani che stanno cambiando il mondo tra il 18 ed i 25 anni non erano nati od erano molto piccoli quando l’EZLN fece la propria apparizione pubblica, il che fa sì che non sia un movimento che sia da loro considerato vicino o conosciuto. Ritorniamo al commento dello stesso Marcos quando parla di cambio generazionale. Oggi la gioventù sta lottando con problemi molto diversi rispetto a quelli di vent’anni fa e che sono estranei o molto distanti dalla filosofia o dalla problematica zapatista. Credo che il problema non consista tanto nei media, bensì nell’arenarsi della causa e nel fatto che oggi la società affronta problemi più gravi od evocativi come l’insicurezza o la stessa delinquenza nei suoi diversi aspetti.
Rimanendo nell’ambito dell’informazione: oggigiorno, per le istituzioni del Messico, i problemi possono giungere più da movimenti come lo zapatismo o da gruppi meno strutturati, ma perciò più sfuggenti, come per esempio quello degli studenti di #yosoy132 ed i loro epigoni? E quale influenza ha il primo per i secondi?
Come ben menziona lei stesso, oggi esistono più gruppi dissidenti e meno strutturati. In Messico, nel corso della storia, ci sono sempre stati gruppi differenti e movimenti, alcuni legati alla guerriglia con basi nelle zone rurali, principalmente in Guerrero, Oaxaca e Chiapas, che sono anche gruppi molto aggressivi; altri legati a movimenti come l’EZLN, diciamo più pacifici dei primi, ed i movimenti di scontro legati direttamente ai gruppi politici, che appaiono e scompaiono a seconda delle esigenze nella vita politica o per attaccare un qualche personaggio opposto. Oggi, nell’ambito nazionale appare un nuovo tipo di gruppi, quelli legati alla delinquenza organizzata e che si mascherano da movimenti sociali a beneficio dei gruppi delinquenziali. Oggi è molto difficile sapere in maniera rapida chi rappresenta chi o quale di essi compare mascherato come un altro per fare pressione sullo Stato o sulle istituzioni. Voglio supporre che è per questa ragione che l’uso dell’intelligenza è di maggior importanza per lo Stato, per poter definire con precisione cosa significa ogni movimento.
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